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Mancino naturale, esterno di centrocampo o ala sinistra si trasforma in Italia in regista (atipico) o mezzapunta, difficilmente inquadrabile in rigidi schemi tattici DIRCEU era quello che definiremmo oggi un trequartista ante litteram, il suo arrivo creò un incidente diplomatico tale che rischiò di far dimettere mister BAGNOLI...


Data di nascita:15/06/1952
Luogo di nascita:Curitiba (Rio de Janeiro BRA)
Nazionalità:Brasiliana
Ruolo:Centrocampista
Altezza:170 Cm
Peso:68 Kg
Posizione:
CARRIERA DA GIOCATORE +   -   =
 SquadraStagioneSeriePartiteGoal 
Atlético YucatánGen. 1995 - 1995PDA?? 
Ankaragücü1993 - 1994T1FL?? 
Ancona1992 - 1994BC52616 
Bologna1991 - 1992AC5208 
Benevento1991 - 1992D114 
Ebolitana1989 - 1991D3914 
Miami Sharks1988ASL175 
Vasco da Gama1987CBA00 
Avellino1986 - 1987A236 
Como1985 - 1986A252 
Ascoli1984 - 1985A275 
Napoli1983 - 1984A305 
Hellas Verona1982 - 1983A292 
Atlético Madrid1979 - 1982PD8226 
América1978 - 1979PDM452 
Vasco da Gama1977 - 1978CBA252 
Fluminense1976 - 1977CBA557 
Botafogo1971 - 1976CBA529 
Coritiba1968 - 1971n.d577 
Giovanili Coritiba1965 - 1968--- 
LEGENDA: n.d=Fino al 1971 in Brasile non è esistita un campionato unico a livello nazionale ma vari tornei statali/regionali, nel 1971 è nato il Primeiro Campeonato Nacional de Clubes che sarebbe in seguito stato chiamato il Campeonato Brasileiro Série A, CBA= Campeonato Brasileiro Série A (Serie A brasiliana), PDM=Primera División de México (Serie A messicana), PD=Primera División (Serie A spagnola), ASL=American Soccer League (Serie B USA), AC5=Serie A di Calcio a cinque, T1FL=Türkiye 1. Futbol Ligi (Serie A turca), BC5=Serie B di Calcio a cinque, PDA=Primera División 'A'de México (Serie B messicana)


NEWS E CURIOSITÀ +   -   =
I grandi amori si sa, trascinano con sé iperboliche emozioni e forti passioni, fu per questo che José fu sempre così 'beccato'dai tifosi scaligeri nei suoi ritorni al Bentegodi con le maglie di NAPOLI, ASCOLI, COMO e AVELLINO, la gente di fede gialloblù sugli spalti sapeva bene quanto il fantasista di Rio potesse essere decisivo in una gara e cercava di 'disinnescarlo' preventivamente con l'arma della pressione psicologica.
Vecchio trucco e consuetudine che, ne sono convinto, di nulla ha mai spostato la stima sulle qualità tecniche e l'ammirazione sulla fine intelligenza calcistica del giocatore da parte dei tifosi gialloblù che ebbero la fortuna di ammirare sul campo le fantastiche peculiarità di DIRCEU.
Mancino naturale ad inizio carriera viene schierato da esterno di centrocampo o ala sinistra per poi trasformarsi in Italia in regista (atipico) o mezzapunta, difficilmente inquadrabile in rigidi schemi tattici Josè era quello che definiremmo oggi un fantasista con spiccate propensioni offensive (tanto che più di una volta fu schierato all'attacco), grande resistenza allo sforzo prolungato (per questo in patria l'avevano soprannominato Formiga), buon dribbling, possedeva pure un gran tiro da fuori che gli consentiva una certa efficacia anche nel calciare le punizioni.
Dopo il Mondiale del 1978 fu giudicato dai media come il terzo giocatore più forte al mondo, dietro a 'mostri sacri'quali l'attaccante argentino Mario KEMPES ed il libero olandese Ruud KROL, e a tutt'oggi ritenuto uno dei calciatori più forti della sua epoca!

DAL CORITIBA All'ATLETICO MADRID VIA MESSICO
Figlio di José Ribero Guimarães operaio in una conceria e di Diva Delfino barista, DIRCEU arriva 13enne nelle giovanili del CURITIBA e viene promosso in prima squadra 3 anni più tardi.
Nessuno lo paga ma Josè non ci fa caso: Giocare per la squadra della sua città natale è un onore e comunque può sbarcare il lunario aiutando la mamma nel bar di famiglia; con la maggiore età il calciatore viene chiamato al servizio di leva (reggimento di fanteria) e, durante i campionati militari, ne approfitta per stabilire il nuovo record sulla distanza dei 1000 metri.
A suon di vittorie nei campionati del torneo Paranaense, approda al BOTAFOGO dove permane per 5 stagioni pur non apprezzando i compagni di squadra che, a quanto pare, a tutto pensavano tranne che a condurre una vita da atleti (molto migliore il rapporto con JAIRZINHO ala destra della nazionale verdeoro e autentico maestro di vita per il giovane Josè).
Per la stagione 1976-77 DIRCEU viene ingaggiato dalla FLUMINENSE dove ritrova alcuni compagni della Nazionale verdeoro e vince il campionato Carioca (torneo statale di Rio) ripetendosi nella stagione seguente al VASCO DA GAMA per altre due edizioni consecutive.
Col trasferimento ai messicani dell'AMÉRICA il ragazzo di Coritiba divenuto ormai 26enne, sistema tutta la famiglia che poi in parte porta con sé nelle 3 stagioni successive all'ATLETICO MADRID.
In terra di Spagna José Guimarães gioca discretamente bene nelle prime due annate incappando in qualche problema fisico di troppo nella terza.

LA SERIE A CON VERONA, NAPOLI, ASCOLI, COMO E AVELLINO
Col contratto in scadenza è vicinissimo alla ROMA grazie al leggendario FALCÃO (divenuto nel frattempo procuratore) ma le parti non trovano un accordo sulla durata del contratto, il mercato per le squadre che non arrivano dalla B chiude e, prima di partire per i mondiali da disputarsi in Spagna, viene ingaggiato dal VERONA neopromosso con una gran mossa di mercato (peraltro invisa a mister BAGNOLI che apprezzava il calciatore ma vorrebbe essere stato consultato prima di essere messo davanti al fatto compiuto) di Ciccio MASCETTI.
L'Osvaldìn de la Bovisa manda giù il rospo, rinuncia a capitan GUIDOLIN (grande protagonista della promozione appena ottenuta) ma, convinto da società e pubblico ad 'accettare'DIRCEU, pur ottenendo a fine stagione un ottimo piazzamento UEFA ed un'ottima stagione da parte del giocatore carioca, lo mette imprescidibilmente sul mercato: Ne approfitta il NAPOLI che lo 'scrittura' grazie a Caliendo (all'epoca tra gli agenti più influenti in Serie A) dopo un piccolo giallo burocratico.
Coi partenopei Josè è fra i protagonisti con 5 gol in 30 presenze ed una salvezza ottenuta con due giornate di anticipo ma, nell'estate del 1984, arrivano all'ombra del vesuvio BERTONI e MARADONA: La regola dei due stranieri per squadra impone al fantasista di trovarsi, pur controvoglia, un'altra squadra e DIRCEU si accorda così con l'ASCOLI ricevendo in cambio anche una buona uscita personale di circa 500 milioni delle vecchie Lire.
Con i marchigiani del vulcanico presidente ROZZI le cose non vanno affatto bene, il calciatore ha forti contrasti col patròn marchigiano durante la stagione che terminerà con la retrocessione del Picchio, e per l'annata 1985-86 il brasiliano approda al COMO dove, nonostante le beghe con mister RIno MARCHESI subentrato in corsa a Roberto CLAGLUNA, inanella buone prestazioni ed è tra gli idoli della tifoseria lariana anche grazie alla storica vittoria sulla JUVENTUS del 29 Gennaio 1986.
Per la stagione 1986-87 Josè trova ancora posto in Serie A nell'AVELLINO squadra nella quale secondo gli addetti ai lavori mette a segno la sua migliore stagione italiana ma, ciò nonostante, rimane senza contratto a fine annata e a Dicembre '87 torna in patria al VASCO DA GAMA.

FINE CARRIERA TRA BRASILE, USA, SERIE MINORI, FUTSAL E TURCHIA
Dopo un solo anno col Club de Regatas l'ancora irrequieto 'Zingaro del calcio'(nomignolo che si era guadagnato in Italia a causa dei frequentissimi cambi di maglia) prova l'esperienza con gli SHARKS di Miami che militano in una sorta di cadetteria USA.
Nell'estate dell'89 il ritorno in Italia in Serie D con l'EBOLITANA grazie alla personale conoscenza col patròn dei dilettanti campani che lo ospita in una delle sue numerose ville.
Dopo un paio di stagioni ecco l'ingaggio da parte del BENEVENTO (ancora in Serie D, ancora in Campania) per l'annata 1991-1992, nella quale è tesserato anche per la formazione di Futsal del BOLOGNA, la partita del presunto addio il 25 settembre 1991 al San Paolo di Napoli e invece, contrariamente alle attese dopo aver continuato col calcio a 5 nella GIAMPAOLI-GAUDIANELLO di Ancona, il ritorno in campo nel campionato turco nel 1993-94 ed in quello messicano dove chiude effettivamente la carriera nel 1995 ad ormai 43 anni suonati.

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ANEDDOTI & ALTRO DA RICORDARE +   -   =
  • Morto in un incidente stradale a Rio de Janeiro dove si trovava in compagnia dell'amico ed impresario italiano Pasquale Sazio (deceduto anche lui in quel tragico giorno) precipitando da un cavalcavia per evitare un frontale alla guida della sua Porsche a Barra da Tijuca un'elegante quartiere nella zona ovest della megalopoli brasiliana: È il il 15 Settembre 1995 e il 43enne Josè ha da poco smesso col calcio giocato
  • Non solo calcio Calcio giocato a parte, negli ultimi anni di vita si era stabilito in Campania ad Eboli dove aveva avviato un'attività di noleggio d'auto di lusso per cerimonie mentre ad Ancona gestiva il pub 'La voce della Luna'probabilmente ricordando i tempi in cui, bambino, aiutava mamma Diva...
  • Il richiamo della foresta Pur avendo annunciato il suo ritiro al termine della stagione 1991-92, quando milita in Serie D col BENEVENTO, e avendo disputato la partita che doveva essere d'addio al San Paolo di Napoli, il richiamo del campo è troppo forte per Josè che dal '92 gioca ancora a calcetto in Serie A ad Ancona e prima di appendere definitivamente le scarpette al chiodo fa in tempo a giocare in Turchia ed in Messico prima di salutare tutti nel 1995 a 43 anni suonati!
  • Calcio e Futsal Quando il 39enne DIRCEU è ormai a fine carriera si dedica, parallelamente al calcio, anche al calcio a 5 giocando fra i dilettanti del BENEVENTO ma anche in Serie A e B con le formazioni Futsal di Bologna prima e Ancona poi
  • Il primo, vero, 'zingaro del calcio' che nonostante tutto giocò a lungo per CORITIBA, VASCO DA GAMA e ATLETICO MADRID salvo poi, un po'costretto dalle circostanze ed un po'per propria indole, cambiare casacca ad ogni annata soprattutto in Italia dove, dall'82 all'87, passò dal VERONA al NAPOLI, all'ASCOLI, al COMO e infine all'AVELLINO guadagnandosi a furor di popolo il nomignolo con cui i tifosi nostrani lo ricordano e che affibbiarono in seguito ad altri calciatori che in questo senso seguirono le sue orme...
  • Il calcio dopo il 1970? Nato per distruggere... A 14 anni dai mondiali del 1974 in Germania, in cui il grande Brasile (al quale era stata definitivamente assegnata la Coppa Rimet quattro anni prima) era stato eliminato in semifinale dall'Olanda ed era finito quarto dietro a tedeschi, olandesi e polacchi, DIRCEU ricorda con nostalgia e amarezza un calcio che non c'è più '[...] ci avevano abituato a considerarci i più forti, non sapevo accettare l'idea contraria. Pensavo ai milioni di brasiliani che avevo deluso, a quelli della mia città... Poi capii. Il Brasile che avevamo in testa noi non esisteva più. Era scomparso nel '70, per sempre. Ora il calcio era diventato un'altra cosa: tantissimo agonismo, meno tecnica, meno fenomeni; era un calcio nato per distruggere, non per costruire. E per gente come noi, abituata a far correre la palla, non c'era più tanto spazio'
  • Record in verdeoro Oltre ad essere da tutti riconosciuto come uno dei calciatori brasiliani più forti della sua epoca, DIRCEU vanta un record difficilmente eguagliabile con la nazionale brasiliana: L'aver partecipato a ben tre Olimpiadi (come fuoriquota) e tre mondiali sfiorando il quarto solo a causa di uno sfortunato malanno fisico che costrinse il cittì Telê SANTANA ad escluderlo da quello del 1986
  • Bruno CONTI? Per i bambini di Bahia non era abbastanza forte! Per i bambini brasiliani, abituati a vedere il calcio come gioco e divertimento, era naturale ammirare prima di tutto la tecnica e le giocate; per questo anche Bruno CONTI, campione del mondo con l'ITALIA nell'82 e giocatore tra i più conosciuti, tecnici e rappresentativi di quella nazionale, non veniva visto come un grande calciatore ma uno come tanti altri, cosa che per Josè era piuttosto arcana 'Il calcio è un grande mistero, senza nessun punto fermo. I ragazzini di Bahia hanno messo a giocare in porta Bruno Conti, per loro non era abbastanza forte. Conti, il campione del mondo'
  • Basta interviste ai giornalisti brasiliani! Nei campionati mondiali di calcio disputatisi in Argentina nel 1978, DIRCEU viene eletto come pallone di bronzo (dietro a KEMPES e KROL) ed è capocannoniere tra i brasiliani insieme a Roberto DINAMITE ma la stampa verdeoro lo accusa di aver spaccato il gruppo criticando il cittì COUTINHO, il presidente della federcalcio brasiliana e pure il compagno RIVELINO definendolo 'ormai così vecchio che per correre deve prendere il tassì': Josè ovviamente nega tutto e ribatte che non concederà più interviste alla stampa brasiliana
  • Formica e... Farfalla In patria tutti lo conoscevano come la Formiga perchè, proprio come l'infaticabile insetto, in campo non si risparmiava e resisteve bene allo sforzo prolungato ma aveva anche eleganti movenze e per questo molti lo conoscevano come Borboleta ossia farfalla
  • Quel gol a Berlino il più bel giorno della vita e al ritorno in Brasile, ad accoglierlo all'aeroporto insieme ai tifosi festanti, anche Vania la sua futura moglie 'Il 15 giugno 1973, giorno del mio compleanno, prendo parte con la nazionale del Brasile al match contro la Germania, a Berlino. Un incontro di grande importanza seguito con molta ansia dai tifosi brasiliani. Quella partita rappresenta il più bel ricordo della mia vita. Il Brasile sconfigge la Germania per 1 a 0 con un mio gol, segnato di destro, da una trentina di metri. Un bolide che sorprende il grande Maier e permette al Brasile di conquistare la prestigiosa vittoria. Quel giorno compivo ventun anni, sufficienti per comprendere che il giorno della nascita aveva influssi decivisi sulla mia vita. Poi il Brasile lascia Berlino per compiere una tournée in Europa. Gioco anche in Italia e vengo sconfitto dagli azzurri per 2 a 0. Al rientro con la nazionale a Rio De Janeiro, sono accolto da uno stuolo di amici, di ammiratori, un piccolo esercito che mi stordisce con canti e musiche. All’aeroporto incontro Vania, la donna che doveva divenire mia moglie. Era bella e mi guardava con commozione. Mi ricordo che l’ho salutata distrattamente, frastornato dai festeggiamenti'
  • Pane e pallone, maglia 10 e gol a grappoli Della sua infanzia Josè ricorda molto bene la mania per il pallone con il quale giocava anche in casa rompendo suppellettili e facendo infuriare mamma Diva molto meno paziente del papà terzino dilettante 'Il pallone mi procurava molta gioia'– racconta Dirceu. – 'Vivevo di pane e pallone. Se non avessi avuto paura di buscarle mi sarei messo a giocare anche in chiesa. Mi divertivo a palleggiare per interminabili ore. Usavo anche la cabeza, la testa'- e continua - 'Giocavo anche quattro partite in un giorno. Match di 35 minuti l’uno. Indossavo la maglia n. 10, la mia preferita. Con il sinistro, molto forte, segnavo gol a grappoli. Devo ammettere che ero popolare ed avevo un mio pubblico'
  • Papà operaio mamma casalinga, sposa Vania dalla quale ha 4 figli... Josè nasce in una famiglia come tante in Brasile ed è il primo dei quattro fratelli (il maschietto Darci e le sorelline Dirce e Dirci), mentre suo padre lavorava in conceria (e nel tempo libero seguiva la squadra di calcio del quartiere), la madre ad un certo punto aprì un bar nel quale il piccolo DIRCEU (dicono bravo studente e portato alle materie scientifiche) aiutava dall'età di 10 anni fino (e oltre) all'approdo alle giovanili del CORITIBA. 25enne nel '77 sposa Vania dalla quale ha ben 4 figli, l'ultimo ancora ancora nel grembo della madre quando il calciatore muore prematuramente


Dirceu
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Dirceu José Guimarães, meglio noto solo come Dirceu (pronuncia in portoghese 'dʒiʁˈsew'; Curitiba, 15 giugno 1952 – Rio de Janeiro, 15 settembre 1995), è stato un calciatore brasiliano.

Biografia
Giocatore di talento, è ritenuto tra i giocatori brasiliani più forti e rappresentativi della sua epoca.
Esordisce a 16 anni nel Coritiba, poi si trasferisce nel 1971 al Botafogo, nel club in cui trascorre più tempo nei suoi 26 anni di carriera, giocando 4 stagioni per il Fogo. In seguito veste anche le maglie di Fluminense e Vasco da Gama, per poi passare ai messicani dell'America. Dopo il Mondiale 1978 è giudicato dai media come uno dei tre giocatori più forti al mondo, dietro Mario Kempes e Ruud Krol. Nel 1979 si trasferisce a Madrid, sponda Atlético: gioca 82 volte con i Colchoneros realizzando 26 marcature in tre stagioni, prima di arrivare anche in Italia, firmando per l'Hellas Verona all'età di 30 anni. Nei quattro anni successivi veste le divise di Napoli, Ascoli, Como e Avellino. Quasi dieci anni dopo esser partito, torna in Brasile nel 1987, accasandosi al Vasco da Gama. Nel 1988 tenta l'avventura negli States (ASL). Nel 1989 fa il suo ritorno in Italia, firmando per l'Ebolitana, club dilettantistico di quarta divisione. Dopo un paio di stagioni si trasferisce al Benevento, giocando la sua quinta stagione in Campania (una a Napoli, una ad Avellino e due ad Eboli), ancora tra i dilettanti. Dopo aver annunciato una prima volta il proprio ritiro, passa in una squadra del campionato turco nella stagione 1993-1994 e nel gennaio 1995 fa ritorno anche in Messico, accordandosi con un club di seconda categoria.

Con la Nazionale verdeoro in tredici anni gioca 44 partite, segna 7 gol, partecipa a tre Olimpiadi come fuori quota (1972, 1976 e 1980) e a tre Mondiali (1974, bronzo ad Argentina 1978 e 1982), un record. Nel 1986 dovrebbe giocare il suo quarto Mondiale, eguagliando così Pelé, ma a causa di un infortunio occorsogli a un mese dall'inizio del Mondiale, il CT del Brasile Telê Santana non rischia e sceglie di portare in Messico il giovane Edivaldo.

Ha tentato anche l'esperienza nel calcio a 5, senza troppo successo. Negli ultimi anni si era stabilito a Eboli, dove aveva intrapreso un'attività di noleggio di auto di prestigio per cerimonie e poi ad Ancona dove aveva aperto un pub (La voce della Luna). Nel 1995, mentre è in compagnia di un amico italiano (Pasquale Sazio), ha un incidente d'auto e non sopravvive allo schianto, morendo a Rio de Janeiro all'età di 43 anni. Per commemorarlo, la città di Eboli nel 2001 gli ha intitolato il nuovo stadio comunale da 15.000 posti.


In Brasile era soprannominato la formica (la formiga in portoghese), per via della sua elevata resistenza, dato che durante l'incontro riusciva a coprire ogni zona del centrocampo. Un altro soprannome che aveva ottenuto in patria era la farfalla. In Italia invece venne soprannominato Lo Zingaro per le numerose squadre in cui ha militato nel corso della carriera.

Da piccolo Dirceu giocava a calcio in casa. Il padre, José Ribero Guimaraes, era un operaio che lavorava il cuoio in una conceria e aveva incoraggiato il figlio a proseguire nel calcio, essendo stato anch'egli un calciatore: giocava infatti nel ruolo di terzino. Ha un fratello e due sorelle. Dirceu era un bravo studente. Quando la madre Diva Delfino apre un bar, Dirceu, dall'età di 10 anni, la aiuta nel lavoro per diversi anni anche dopo l'approdo alle giovanili del Curitiba. Grazie all'impegno del padre, il giovane Dirceu gioca dei tornei amichevoli con la squadra del suo quartiere, per la quale il padre fa praticamente tutto, dall'organizzare le partite ad allenare i giovani, cercando anche di pubblicizzare i match.
Sposatosi con Vania nel 1977, aveva tre figli (uno di nome Dirceu José, nato nel 1978) e al momento della sua morte, la moglie aveva in grembo il suo quarto figlio.

Caratteristiche tecniche
Ala o esterno sinistro mancino, era spesso schierato da tornante, giocando con il numero 11. Aveva un'ottima resistenza e un buon dribbling, giocatore dalle spiccate doti offensive. In Italia ha giocato anche come regista e nel ruolo di mezzapunta, definito anche come attaccante. Era un buon tiratore di calci di punizione, bravo anche nel tiro da fuori.

Carriera
- Club
«Il calcio è un grande mistero, senza nessun punto fermo. I ragazzini di Bahia hanno messo a giocare in porta Bruno Conti, per loro non era abbastanza forte. Conti, il campione del mondo.»

Inizia a giocare nel Curitiba già dalle giovanili, arrivandoci nel 1965. Due anni più tardi vince il titolo giovanile col Curitiba. Promosso in prima squadra nel 1968, per i primi due anni nel club non gli viene pagato lo stipendio: il Curitiba si giustifica dicendo che non hanno i soldi per pagarlo, il centrocampista però non lo richiede nemmeno, per lui è già un onore giocare per la squadra della sua città. In questa squadra è schierato spesso da ala sinistra, vestendo il numero 11. Nel 1970 è costretto a fare il servizio militare: durante i campionati militari sulla distanza di mille metri, stabilisce un nuovo record. Nel 1971 vince il campionato regionale e si ripete l'anno seguente, conquistando un altro torneo Paranaense. Nel 1973 si trasferisce a Rio de Janeiro, per giocare col Botafogo, un'esperienza che Dirceu non giudica positiva, poiché «per me che venivo da un piccolo centro è stato un trauma. Avevo in squadra grandi campioni come Jairzinho, quanto a prendere l'esempio lasciamo perdere... Bevevano, fumavano, si divertivano, dormivano poco, non lui in particolare, ma tutti gli altri e io sì, li prendevo come esempio, ma ripetendomi sempre che non sarei diventato come loro. Volevo salvarmi io». Dirceu divide spesso la stanza con Jairzinho, giocatore che gli insegna praticamente a giocare a calcio. Nel 1976 è tesserato dal Fluminense, dove ritrova i Nazionali Rivelino, Edinho e Carlos Alberto: la società vince subito il campionato Carioca. L'anno seguente si trasferisce al Vasco da Gama e tra gli altri, figurano anche Roberto Dinamite e Orlando Peçanha: il Vasco ottiene il successo nel Carioca 1977, vincendo anche l'edizione 1978. Nel 1978 il Vasco da Gama lo cede ai messicani dell'America in cambio di 600.000 dollari, al giocatore ritorna il 15% del prezzo d'acquisto: con questo budget, Dirceu compra il terreno di gioco in cui passava le giornate da giovane e ci costruisce attorno degli edifici, tenendone uno per se e regalandone altri quattro ai suoi familiari. Dopo un paio d'anni, nel 1979 tenta l'avventura europea, accasandosi all'Atlético Madrid, club spagnolo con il quale firma un triennale, portandosi appresso anche parte della famiglia. Segna 14 gol in 24 sfide di Liga nella prima stagione e nel suo secondo anno spagnolo firma 8 reti. La sua terza annata invece, è meno fortunata delle precedenti: pur giocando con molta frequenza, è costretto ad operarsi alle tonsille e subisce il suo unico infortunio muscolare in carriera, stirandosi al polpaccio. Alla vigilia del Mondiale rifiuta diverse offerte da vari club e al termine di Spagna '82 è vicino a firmare per la Roma, grazie a un contatto tra lui e il procuratore di Falcão, suo connazionale: la finestra di mercato si chiude e alla fine Dirceu è comprato dall'Hellas Verona, neopromosso in Serie A.

A mister BAGNOLI il giocatore piaceva, quello che odiava era l'essere messo davanti al fatto compiuto del suo ingaggio


Arrivato a Verona, non è un acquisto voluto dal tecnico dei gialloblu Osvaldo Bagnoli, che vorrebbe farne a meno, pensando anche alle dimissioni, ma anche per via dei migliaia di nuovi abbonamenti ottenuti grazie all'arrivo del brasiliano, fortemente sostenuto dai tifosi del Verona, il tecnico lo tiene, restando sulla panchina veneta e pur dovendo rinunciare a Francesco Guidolin, capitano, pupillo dell'allenatore e protagonista della promozione dalla B alla A: nonostante un'ottima stagione e il successo riscosso tra i sostenitori dell'Hellas, dopo 29 presenze 2 gol e l'aver contribuito alla qualificazione del club in Coppa UEFA, Bagnoli decide di metterlo in vendita l'anno seguente. In Italia riesce a trovare un procuratore, Antonio Caliendo. È acquistato dal Napoli, firmando un contratto triennale per un totale di 450.000 dollari ed è subito accolto calorosamente dai sostenitori partenopei, ma in questo trasferimento c'è una controversia con il Verona, che alla fine ha la meglio sui campani e ottiene 375 milioni di lire di risarcimento: a Napoli gioca 30 incontri, realizza 5 reti in campionato e il club riesce ad ottenere la salvezza a due giornate dal termine del campionato. Con l'arrivo degli argentini Daniel Bertoni e Diego Armando Maradona, per via della regola del numero massimo di due stranieri in campo per ogni club italiano, Dirceu è costretto controvoglia a lasciare Napoli: il club gli dà un indennizzo pari a circa 500 milioni di lire ($ 462.000). Passa quindi all'Ascoli durante il mercato autunnale di riparazione, ma gioca una sola stagione a causa dei litigi col presidente Costantino Rozzi e al termine del campionato i marchigiani retrocedono in Serie B.

In seguito firma un biennale con il Como, venendo subito ben accolto dai tifosi del club lombardo, essendo ritenuto come il giocatore più importante dei comaschi; riesce anche ad ambientarsi subito bene con la nuova squadra, tuttavia si ritrova ad aver contro l'allenatore dei lombardi Rino Marchesi, arrivato a stagione in corso al posto di Roberto Clagluna, in una stagione giudicata positiva per il brasiliano. Il 29 gennaio 1986 contribuisce alla vittoria riportata dal Como sulla Juventus per 1-0. L'anno successivo, nel 1986, è tesserato dall'Avellino: secondo i media gioca il suo miglior anno in Italia e dopo esser rimasto svincolato al termine della stagione, fino a dicembre si pensa possa rimanere in Italia, dove ha comprato pure casa, invece torna al Vasco da Gama. Resta in patria un solo anno, trasferendosi negli Stati Uniti: gioca per una stagione nei Miami Sharks, squadra militante nell'American Soccer League (ASL), una sorta di seconda divisione nazionale del calcio statunitense a livello dilettantistico. Nell'estate del 1989 decide di tornare in Italia, ad Eboli, andando a rinforzare la squadra locale iscritta in quarta divisione nazionale, tra i dilettanti: il centrocampista brasiliano gioca per l'Ebolitana per via della conoscenza con il presidente della società, un imprenditore che lo fa abitare in una delle sue ville durante il suo periodo ad Eboli. Veste i colori dell'Ebolitana per un paio d'anni, trasferendosi al Benevento nell'annata 1991-1992, nuovamente nel quarto livello del calcio italiano. Il 25 settembre 1991, si gioca a Napoli la partita d'addio al calcio di Dirceu. Dopo aver detto di voler concludere la carriera nel 1992, ritorna al calcio giocato prima nel campionato turco poi con i messicani dell'Atlético Yucatan, esordendo nei primi di gennaio 1995 e chiudendo la carriera in Messico.

Ebbe poi una appendice sportiva dedicata al calcio a cinque, per alcuni anni parallela a quella del calcio a undici, dato che all'epoca non vi erano norme che vietassero il doppio tesseramento, giocò una stagione nel Bologna in serie A e nelle due successive concluse la sua carriera in serie B di calcio a cinque con la Giampaoli-Gaudianello di Ancona (nella stagione 1993-1994 realizzò 16 reti in 26 partite).
Il 15 settembre 1995, all'età di 43 anni, muore nel quartiere di Barra da Tijuca, nella periferia di Rio de Janeiro, in seguito ad un incidente stradale: Dirceu guidava la sua auto mentre era in compagnia di un amico italiano, andandosi a schiantare nel tentativo di sfuggire ad una collisione frontale contro un altro veicolo, uscendo fuori strada oltre un cavalcavia.

- Nazionale
« [...] ci avevano abituato a considerarci i più forti, non sapevo accettare l'idea contraria. Pensavo ai milioni di brasiliani che avevo deluso, a quelli della mia città... Poi capii. Il Brasile che avevamo in testa noi non esisteva più. Era scomparso nel '70, per sempre. Ora il calcio era diventato un'altra cosa: tantissimo agonismo, meno tecnica, meno fenomeni; era un calcio nato per distruggere, non per costruire. E per gente come noi, abituata a far correre la palla, non c'era più tanto spazio. »
(Dirceu nel 1988, quattordici anni dopo la sconfitta subita per 2-0 ai Mondiali 1974 contro i Paesi Bassi.)

Nel 1972 lo nota e lo inizia a convocare in Nazionale il CT del Brasile Mário Zagallo, che lo inserisce nella lista dei partecipanti per le Olimpiadi di Monaco di Baviera 1972: Dirceu segna sia contro la Danimarca (3-2 per i danesi) sia contro l'Ungheria (2-2), ma i brasiliani terminano il proprio girone all'ultimo posto, anche dietro all'Iran (sfida persa 1-0), ed escono dal torneo. Zagallo lo porta anche al Mondiale 1974 in Germania Ovest: i verdeoro passano il primo girone, comprendente Scozia, Jugoslavia e Zaire, grazie a due pareggi e il successo per 3-0 sulla Nazionale africana. Il Brasile passa il primo girone al secondo posto grazie alla differenza reti favorevole contro la Scozia, ch'era arrivata a pari punti con i sudamericani. Nella seconda fase a gruppi il Brasile batte la Germania Est (0-1), sconfigge anche i rivali dell'Argentina (1-2), ma contro i Paesi Bassi cede 2-0, dopo aver subito una durissima preparazione e aver fatto diversi test psico-fisici. Il Brasile perde anche la finale per il terzo posto contro la meno quotata Polonia (0-1).

100 Great Brazilian Goals: #17 Dirceu vs Peru (Argentina 1978), #99 Dirceu vs Italy (Argentina 1978)

È convocato anche per il Mondiale 1978: data come favorita, la Nazionale brasiliana passa la prima fase a gironi, pareggia con la Svezia, pareggia contro la Spagna e batte 2-1 l'Austria, vincendo il proprio raggruppamento. Nella seconda fase a gironi i verdeoro affrontano Perù (3-0, doppietta di Dirceu), Argentina (0-0) e Polonia (3-1), passando anche il secondo girone dietro l'Argentina a pari punti, ma a causa della differenza reti l'Argentina termina prima e arriva alla finale contro i Paesi Bassi, mentre il Brasile arrivato secondo deve affrontare l'Italia nella finale per il terzo posto, poi vinta 2-1 in rimonta con una rete proprio di Dirceu. Con questi tre gol conclude il campionato del mondo come miglior realizzatore del Brasile assieme Roberto Dinamite, andando anche a ottenere il Pallone di Bronzo come terzo miglior calciatore del torneo. Al termine del Mondiale, è elogiato dalla stampa che lo descrive come uno dei migliori al mondo dietro all'attaccante argentino Kempes e al libero olandese Krol. In seguito però, i media brasiliani scrivono anche che Dirceu ha criticato l'allenatore Cláudio Coutinho, il presidente della federcalcio brasiliana e il giocatore Rivelino, che secondo la stampa nazionale Dirceu avrebbe apostrofato come «ormai così vecchio che per correre deve prendere il tassì». Il centrocampista replica che è tutto falso e i giornalisti brasiliani non lo intervisteranno più.

Al suo terzo Mondiale, quello di Spagna 1982, il tecnico Santana muta il ruolo di Dirceu, schierandolo un po'più come interno di centrocampo. Il centrocampista è schierato titolare contro l'URSS (2-1), ma gioca solo 45'prima di uscire per Paulo Isidoro. Non scende più in campo, restando in panchina nelle successive quattro partite del Mondiale e la Nazionale verdeoro, data anche in questa edizione tra le favorite alla vittoria finale, è eliminata nella seconda fase a gironi dopo la sconfitta patita contro l'Italia (3-2). Secondo lo stesso Dirceu, il Brasile ha perso il Mondiale a causa della troppa pressione per via del fatto che erano dati come Nazionale favorita al successo e anche per la scarsa motivazione. Il centrocampista è convocato in Nazionale fino al 1986, totalizzando più di quaranta presenze e 7 gol con la Nazionale brasiliana. Il CT Telê Santana, che già l'aveva schierato con il contagocce nel campionato mondiale spagnolo, lo vorrebbe convocare per il Mondiale 1986 che si disputa in Messico, ma intorno al 14 maggio 1986 subisce un infortunio ai legamenti del ginocchio destro durante un allenamento con la Nazionale e non riesce più a rientrare in condizione di forma, venendo rimpiazzato da Edivaldo: se avesse giocato il quarto Mondiale, Dirceu avrebbe raggiunto Pelé per quanto riguarda il numero di partecipazioni ai campionati del mondo. Escluso dalla lista dei 22 brasiliani per il Mondiale 1986, la televisione messicana decide di contattare Dirceu, già popolare nel Paese per aver giocato bene con la maglia dell'America, proponendogli di fare il telecronista.

Avendo partecipato a tre Olimpiadi e a tre Mondiali in dieci anni tra il 1972 e il 1982, senza vincere alcuno di questi tornei, diviene il giocatore brasiliano più titolato, superando così Pelè e Cafu e divenendo praticamente irraggiungibile.

Palmares
- Club
Competizioni nazionali
Campionato Paranaense: 2
Coritiba: 1971, 1972
Campionato Carioca: 3
Fluminense: 1976
Vasco da Gama: 1977, 1988

- Individuale
Pallone di bronzo dei mondiali: 1978

FONTE: Wikipedia.org