#H/=\VNews + - =
L'HELLAS INCEROTTATO E PRIVO DI MOLTI TITOLARI CEDE AL TRAPANI squadra di Serie B che aveva già fermato la SAMPDORIA di ZENGA qualche giorno fa, al gol di PAZZINI su rigore ha replicato MONTALTO mentre al 72° il gol vittoria è stato messo a segno da CORONADO...
A pochi minuti dal termine il Pazzo ha ciccato una buonissima occasione per pareggiare, i siciliani hanno colto pure una traversa legittimando appieno la vittoria
UN DIO SULLA FASCIA, Storia e leggenda di Gianfranco “Zigo” Zigoni, campione folle e geniale che del calcio “perfetto” di oggi non saprebbe che farsene (poco sotto l'articolo completo de IlFoglio.it)
SANTANA SI ESIBISCE IN ARENA e Rafa MÁRQUEZ gli regala una maglia dell'HELLAS autografata (l'immagine in questo Tweet postato proprio dal Gran Capitàn)
COPPA ITALIA, L'HELLAS entrerà nel torneo dal 3° turno ad eliminazione diretta contro BARI, FOGGIA o LUCCHESE
MEMORIAL ARVEDI, trionfano i giornalisti nell'edizione 2015 del popolare torneo di calcio a 5...
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Trapani 2-1 Verona: Il commento del mister e gli highlights... |
DICONO + - =
Fedrico VIVIANI si presenta «Il mio momento? Ho avuto un problema che mi porto dietro dall’Europeo Under 21, ho fatto pochi giorni di vacanza perché volevo essere in gruppo da subito e partire in ritiro. Finora, ho fatto solo lavoro atletico e poi mi sono fermato perché ho ancora fastidio. Sto lavorando con lo staff medico, ogni giorno va sempre meglio ma finché il dolore non scompare del tutto non ci sembra il caso di rischiare, soprattutto ad inizio stagione. Il mio arrivo al Verona? Inizio una grandissima avventura. Per me è un orgoglio che una società come il Verona spenda tanti soldi per un ragazzo che lo scorso anno ha giocato in Serie B. Sono venuto con tanta voglia di fare e di mettermi a disposizione del mister e dei compagni per cercare di portare avanti la stagione nel migliore dei modi. Un commento sulla trattativa? È stata una notte difficile. Da parte mia avevo già scelto il Verona. Sapevo che qualcuno sarebbe rimasto male. Io volevo Verona e nonostante le pressioni ho preso la mia scelta. Credevo nel Verona e nel suo progetto, visto anche il mercato che stava facendo l'Hellas. Qui mi trovo bene e punto a recuperare il prima possibile» HellasVerona.it
Leandro GRECO «Toni e Pazzini? Attaccanti eccezionali, e ce li ha il Verona. Non sono gli unici in rosa: Juanito Gomez, Bosko Jankovic, Luca Siligardi completano un potenziale offensivo di primo piano. Non credo che ce l'abbiano in tanti, tra le squadre di Serie A. Salvezza? Quello è il punto di partenza da cui non si può prescindere. E viene prima di qualsiasi altro proposito. L'asticella la alzeremo soltanto quando avremo raggiunto il nostro obiettivo. Se punto alla Nazionale? Nella vita bisogna guardare in alto, ma è necessario anche essere realisti. Vanno sempre cercate delle motivazioni importanti: sono queste le cose che permettono di crescere. Però penso soltanto all'Hellas» CalcioMercato.it
22 luglio 2015 - Federico Viviani si presenta |
IN BREVE A PIÉ PAGINA + - =
VITA DA EX: Che sfortuna per TACHTSIDIS! Menisco andato in uno scontro in campo durante la preparazione, sarà operato e dovrà star fermo almeno un mese... Sasha BJELANOVIC ricorda i tempi in gialloblù 'Mandorlini un esempio: che impresa a Verona'. Presentato CACCIATORE al CHIEVO in prestito con obbligo di riscatto dalla SAMP, il terzino jolly ritrova Rolly MARAN come ai tempi del VARESE...
A Stanghe primo allenamento per Marquez e Winck |
RASSEGNA STAMPA + - =
Carlos Santana, da Marquez la maglia del Verona
Il chitarrista messicano questa sera si esibirà all'Arena
lunedì 20 luglio 2015
TORINO - Cosa ci fa uno dei più grandi chitarristi viventi con la maglia dell'Hellas Verona? Sul proprio profilo Twitter, Rafael Marquez ha pubblicato la foto di Carlos Santana, messicano come lui, che mostra soddisfatto la maglia numero quattro del Verona ricevuta in dono dal difensore, con dedica e autografo. Santana stasera suonerà all'Arena.
Con afecto y admiración para mi paisano #CarlosSantana, un orgullo que estés en Verona esta noche! #Actitud pic.twitter.com/W5AREEEYrU
— Rafa Marquez (@RafaMarquezMX) 20 Luglio 2015
FONTE: TuttoSport.com
Un Dio sulla fascia
Storia e leggenda di Gianfranco “Zigo” Zigoni, campione folle e geniale che del calcio “perfetto” di oggi non saprebbe che farsene
di Mauro Zanon | 20 Luglio 2015 ore 13:42
1° febbraio 1976, Gianfranco Zigoni si siede sulla panchina del Verona con addosso un cappello da cow-boy e la pelliccia regalatagli da una delle sue amanti
“La vita è un lungo cammino di speranze e di illusioni, di lotte contro fantasmi e di angeli che ti guidano. Poi il risveglio e ti sembra di non esserti mai allontanato. Un attimo di sgomento, ora sono qui nel mio dolce quartiere, mi guardo intorno, qualcosa è cambiato, il fiume che non c’è più, qualche ruga, molti capelli bianchi, amici che non vedo, la tristezza mi pervade, il mio pensiero corre lontano, ma che sia stato solo un lungo sogno?”. (Gianfranco Zigoni, testo tratto da “Dio Zigo pensaci tu”, Biblioteca dell’Immagine)
Nell’immaginario collettivo dell’Italia pallonara, che negli anni Settanta seguiva il dipanarsi del sacro campionato sulla popolare trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto”, più che ogni altro gol, dribbling, rovesciata o meraviglia balistica resta impresso un fotogramma di quel primo febbraio 1976: Gianfranco Zigoni, l’idolo di Verona e dei butei della curva gialloblù, seduto in panchina con addosso una pelliccia e un cappello da cow-boy. Quel giorno al Bentegodi arrivava la Fiorentina di Carletto Mazzone, e Zigo, come tutti lo chiamavano, era sceso dal pullman che accompagnava la squadra allo stadio con una voglia matta di giocare. Situazione che si era verificata poche altre volte durante l’anno, perché lui, l’indomabile Zigo, il tombeur de femmes più chiacchierato di Verona, preferiva la vita fuori da quel rettangolo erboso, così stretto e soffocante per il suo incontenibile, straripante bisogno di libertà. La domenica precedente era stato fuori per squalifica, una delle tante giornate di sospensione inflittegli da quelle “giacchette nere”, gli arbitri, che il suo spirito ribelle mal sopportava tanto quanto i “noiosissimi allenamenti”. Il Verona aveva vinto comunque e così, Ferruccio Valcareggi, all’epoca allenatore della squadra scaligera, decise di riproporre quella formazione vincente, senza il suo diamante. Poco prima del calcio d’inizio, zio Uccio, come Zigo lo chiamava affettuosamente, gli si avvicinò e senza troppi giri di parole gli comunicò la scelta : “Zigo, oggi non giochi”. Un fulmine inaspettato, uno schiaffo più doloroso dei fallacci che subiva in campo ogni domenica da avversari che non avevano altre soluzioni per arginare il suo talento sconfinato. Rimase attonito Zigo quando sentì quelle parole. Non voleva crederci. Poi prese fiato e tuonò: “Come, non fai giocare il giocatore più forte del mondo? Stai scherzando, spero!”. No il Valca non stava affatto scherzando, ma nemmeno Zigo scherzò poco dopo, quando annunciò ai suoi compagni di squadra che per fargliela pagare sarebbe entrato in campo con la pelliccia che una delle sue amanti veronesi gli aveva regalato e il cappello da cow-boy che si era portato con sé da New York, quando era in tournée con la Juventus. Gli undici titolari uscirono dal tunnel degli spogliatoi, seguiti da Valcareggi, che non si era accorto dell’ultima trovata della sua ingovernabile ala sinistra. Passarono soltanto pochi secondi e sbucò Zigo, avvolto nel suo manto ferino, con aria spavalda e la sua chioma riottosa arginata da un cappello à la John Wayne. Dalla curva dell’Hellas si levò un boato. Zigo con passo solenne, ieratico, si avviò verso la panchina dove si accomodò sfrontatamente, prima di rivolgere uno sguardo di sfida a tutto lo stadio. Gli scatti erano tutti per lui, i tifosi veronesi erano in sollucchero per la loro rockstar, e Zigo era già il migliore in campo, ancor prima che la partita cominciasse. Per la prima volta nella storia del calcio, la gente sugli spalti tenne gli occhi incollati sulla panchina per tutti i novanta minuti, fregandosene di quello che stava accadendo sul rettangolo di gioco.
La cifra dell’imprevedibile genialità di Zigo, del suo estro senza eguali, del suo essere intimamente anticonformista e refrattario a ogni regola imposta contro la sua volontà, è certamente rintracciabile in quest’episodio. Un episodio che lo ha definitivamente allontanato dai comuni mortali del calcio, per lanciarlo nel pantheon delle divinità pagane della palla rotonda. Il processo di divinizzazione si era naturalmente già concretizzato sul campo, a suon di prodezze e gol spettacolari, serpentine e assist favolosi, giocate da capogiro e finte che mandavano gli avversari al manicomio e le tifoserie in visibilio. E non è un caso che a Verona, nella sua adorata Verona, dove sfoggiò al meglio le doti calcistiche che madre natura gli aveva concesso, sia per tutti ancora oggi il venerato “Dio Zigo” (“Dio Zigo pensaci tu” è anche il titolo dell’esilarante biografia, scritta a quattro mani con un altro grande poeta del calcio che il nord-est ha sfornato, Ezio Vendrame). Quella vampata di calore che irruppe in un Bentegodi infreddolito, quell’incursione da divo hollywoodiano in una Verona che sognava e sperava ogni domenica che Zigo-gol avesse la luna giusta, fu però soltanto il punto esclamativo di una vita, calcistica e no, straripante di storie, aneddoti, incontri incredibili e amori esagerati. Una vita che ha avuto come protagonisti donne bellissime e preti eroici, divi e disgraziati, principi e contadini, intellettuali e vitelloni, allenatori dittatori e compagni di squadra misericordiosi, una vita da trascinatore di folle, da romantico del pallone, da eroe e antieroe popolare, da sudamericano, per passione e follia, nato in Veneto per sbaglio o forse per dono di Dio, una vita, soprattutto, da uomo libero, eternamente insubordinato. Tutto, d’altronde, era già chiaro nell’origine del suo nome: Gianfranco, derivante dall’ebraico Yohanan, che significa “dono del signore”, e dal germanico Franc, che significa “libero”.
Oggi, a quasi trent’anni dall’abbandono del calcio come professione, Zigo indossa gli scarpini soltanto per partite di beneficenza, specialmente se i destinatari degli incassi sono i bambini, ma continua a scaldare i cuori dei nostalgici del suo mancino micidiale e delle sue avventure mondane in veste di narratore. Durante la stagione balneare, Zigo lo fa nella splendida Caorle, deliziando con la sua innata ironia un pubblico composito di giovani e meno giovani, nonni e bambini, pescatori e bagnini, curiosi e ammiratrici, e anche qualche turista, affascinato dai suoi modi fuori dal comune. Il Foglio lo ha incontrato proprio lì, in quel lembo di terra accarezzato dal mare Adriatico e popolato da gente pittoresca, stravagante e genuina, proprio come lui. La storia di Gianfranco Zigoni inizia nel Veneto profondo, rurale, umile, religioso, a Oderzo in provincia di Treviso, nel quartiere popolare Marconi, “nel Bronx”, come era chiamato, “dove noi bambini eravamo degli emarginati, dunque ci sembrava inevitabile che per espiare la colpa di essere figli della miseria avremmo dovuto commettere qualche ingiustizia”, e “dove da sempre è rimasto il mio cuore”. Vi era nato nel novembre del 1944, “tremavo sul lettino per i bombardamenti”, ricorda Zigo, e lì nei primi anni della sua vita ne combinava di tutti i colori assieme agli altri figli del Bronx opitergino. Spedizioni per rubare le uova alle suore e le galline ai contadini, “perché la vita era grama in periferia”, in attesa del momento più bello dell’anno per “quelli del Marconi”: l’estate e il Grest, durante il quale venivano organizzate gare di ogni disciplina. “Sulla carta – racconta Zigo – i più forti erano quelli del centro e il prete tifava per loro perché non mancavano mai alla Santa Messa. Ma purtroppo per lui alla fine vincemmo tutto noi”. La sfida più sentita era naturalmente quella calcistica. E guarda caso, un anno, in finale, si scontrarono “quelli del Marconi” e “quelli del centro”. Zigo, prima del fischio d’inizio, si rivolse ai suoi compagni ordinando: “Tutti in difesa e la palla a sempre me”. La partita, va da sé, la vinse Zigo da solo, ma venne anche espulso per le proteste veementi contro l’arbitro di quella gara, Nane Vendrame, che poi divenne un suo grande amico ma che quella volta gli annullò un gol regolare: “Da quel giorno ho iniziato a detestare gli arbitri”. Nel Bronx, nel suo amato Bronx, erano nati anche Armando Buso “il più grande pittore veneto in bianco e nero del Novecento”, e la celebre presentatrice Gabriella Farinon, il “viso d’angelo” della televisione italiana, che però, racconta Zigo, “si è sempre vergognata delle sue origini al contrario di Armando Buso”, e “purtroppo per lei, non capendo i valori del quartiere, da queste parti non è più tornata”. Da adolescente Zigo giocò nella squadra dell’oratorio, il Patronato Turroni, fino a quando non passò da quelle parti Bepi Rocco, detto il Crèp, che all’epoca reclutava giovani per la Juve. Bastarono pochi istanti per capire che quel ragazzo lì, che palleggiava scalzo davanti al portone di casa con la grazia di un ballerino, meritava di fare strada. E così decise di mandarlo al Pordenone per un provino, prima di lanciare la profezia: “Gianfranco, un giorno giocherai nella Juve”. Arrivò a Torino ad appena diciassette anni, nella Juve del suo grande idolo Omar Sivori, “ma ero triste perché avevo lasciato il quartiere e gli amici”, e in più era un grande tifoso del Toro. Eppure si verificò un episodio emblematico in quei prime tre anni alla Juve (vi ritornò dal 1966 al 1970 dopo una parentesi al Genoa), che Zigo ricorda sempre con piacere: Real Madrid-Juventus, amichevole a Torino, finisce tre a uno per gli spagnoli, ma Zigo fa una partita da urlo, e nel secondo tempo prima prende un palo clamoroso, poi segna. Il Real era quello di Di Stefano, Puskas, Gento, Santamaria, ed è proprio quest’ultimo che a fine partita si avvicina a Luis Del Sol per una curiosità: “Chi è quel ragazzo con la maglia numero 9?”, chiede il grande difensore centrale argentino. “Si chiama Zigoni”, risponde Del Sol. “Porcos ****”, replica Santamaria, “è più forte di Pelé”. Da quel momento, un po’ per gioco, un po’ perché i colpi di genio à la Pelé ce li aveva veramente, si autoproclamò il “Pelé Bianco”, anche se per Zigo i più grandi di sempre sono stati Maradona e Sivori: “Messi e Ronaldo non sono nulla rispetto a loro”. E quando gli chiedi un nome per l’Italia, Zigo non ha dubbi: “Meroni, il grande Gigi Meroni, la ‘farfalla’ del glorioso Toro, che ci ha lasciato troppo presto (morì a 24 anni travolto da un’auto, ndr)”. E che, come Zigo, era un ribelle, un creativo, un avanguardista, che per le strade di Torino si dice andasse in giro con una gallina al guinzaglio, vestito sempre con una pelliccia e gli occhiali da sole, come una vera rockstar. Ma Zigo aveva anche un altro mito, che a calcio non aveva mai giocato, ma come lui amava il popolo, e il popolo ricambiava: Ernesto Guevara de la Serna, il Che. “In quell’uomo che lottava per la povera gente e per combattere in ogni parte del mondo l’ingiustizia io mi identificavo”. E accanto al Che, anche Gesù Cristo: “Sarebbero andati d’accordo. Gesù è venuto sulla terra per dirci che gli uomini sono tutti uguali. Io, Gesù Cristo e il Che: siamo il trio perfetto”. Alla Juve, nonostante lo scudetto e i grandi ricordi come la semifinale di Coppa dei Campioni contro il Benfica di Eusebio, non fu mai totalmente a suo agio. Disciplina tattica e comportamentale, rigore, intransigenza e inflessibilità: parole che non esistevano nel vocabolario di Zigo. Figurarsi poi, quando nel 1964 arrivò il sergente di ferro Heriberto Herrera: “Era un dittatore, mi faceva sempre correre. Ora che se n’è andato spero di non doverlo incontrare in cielo quando sarà il mio turno, perché quello è capace di farmi correre anche lassù”. Pur non dimenticando la sua parentesi genovese così come i due anni giocati con la maglia del Brescia di Gigi Simoni, gli anni più entusiasmanti per la carriera di Zigo furono quelli trascorsi nelle fila della Roma (1970-1972) e del Verona (1972-1978): “Quando nell’estate del 1972 la Roma mi vendette al Verona ero triste. Ma non sapevo ancora che avrei trovato un altro paradiso”. La capitale, per Zigo, è un fiume di ricordi: la città stessa, “un’esplosione di bellezza”, l’attico sulla Cassia, dove portava le sue conquiste per dimenticare il mondo, l’incontro con Laura Antonelli, “bellissima, la conobbi in una sartoria, dove andava anche Alain Delon, mi mostrò una mutandina di raso rosso che si stava comprando e mi chiese con uno splendido sorriso se mi piaceva” – la grande amicizia con Franco Citti e il povero Alessandro Momo, le ceste di birra e i quintali di Marlboro rosse per passare il tempo nel ritiro a Fiuggi mentre il “Mago” Herrera andava a trovare di nascosto la sua Fiora Gandolfi, i pizzicotti di Franco Scaratti quando non aveva voglia di giocare, e naturalmente la mitica curva Sud. Per Verona fu lo stesso: la curva dei butei che cantava a squarciagola Zigo-gol, il rapporto di amore e odio con il presidente Garonzi, le porsche sfasciate, la Fatal Verona, gli spari ai lampioni con la sua inseparabile Colt 45, le notti infinite, il derby col Vicenza, quando dopo settanta minuti di letargo segnò un gol pazzesco e subito dopo decise di uscire dal campo, le estati a Jesolo, dove conobbe Pier Paolo Pasolini, i “ritiri spirituali” in cascina, come lui li chiamava, con il sacro uovo sodo, il sacro panino col salame e il sacro raboso, fino alla crisi mistica che lo condusse a vivere per un anno in parrocchia da don Augusto – uno dei tanti preti che aveva segnato la sua vita – e diede l’assist all’Arena di Verona per un titolo che ancora oggi riecheggia nelle strade della città scaligera, “Zigoni: dal Dom Perignon all’acqua santa”. Alvise Tommaseo Ponzetta scrive bene nella prefazione di “Dio Zigo pensaci tu”, che il grande Zigo, “pur diversissimo nel carattere, potrebbe essere paragonato, per certi versi, a Primo Carnera, il gigante buono di Sequals”, perché “a entrambi il denaro e il successo, che pur avevano meritatamente conquistato, interessavano relativamente; quello che contava erano gli amici e l’amore per la loro terra, dove alla fine sono sempre tornati”. Vorresti che il flusso dei racconti che sgorga dalla bocca di Zigo non si fermmasse mai. Poi lo guardi e non hai dubbi che quella frase che ama ripetere per descrivere il suo grande amico Ezio Vendrame vale anche per lui: troppo grande per essere di questa terra.
FONTE: IlFoglio.it
Verona, Greco: 'La salvezza è il punto di partenza'
22 luglio alle 09:53
Il centrocampista del Verona Leandro Greco ha parlato a Il Corriere di Verona: "Toni e Pazzini? Attaccanti eccezionali, e ce li ha il Verona. Non sono gli unici in rosa: Juanito Gomez, Bosko Jankovic, Luca Siligardi completano un potenziale offensivo di primo piano. Non credo che ce l'abbiano in tanti, tra le squadre di Serie A. Salvezza? Quello è il punto di partenza da cui non si può prescindere. E viene prima di qualsiasi altro proposito. L'asticella la alzeremo soltanto quando avremo raggiunto il nostro obiettivo. Se punto alla Nazionale? Nella vita bisogna guardare in alto, ma è necessario anche essere realisti. Vanno sempre cercate delle motivazioni importanti: sono queste le cose che permettono di crescere. Però penso soltanto all'Hellas".
FONTE: CalcioMercato.it
Filip Helander: un po’ avvocato e un po’ artigiano, ecco il nuovo gigante buono del Verona
Filip Helander (foto: uefa.com)
Redazione 22-07-2015 12:00
Un altro campione d’Europa U21 sbarca in Italia. Dopo Hiljemark al Palermo, ecco Filip Helander, ruvido difensore centrale di 22 anni in arrivo all'Hellas Verona. Accordo raggiunto tra il club del presidente Setti ed il Malmoe, giocatore atteso in Italia per le visite mediche e firma nei prossimi giorni. La sua storia è quella di un predestinato, uno che il calcio ce l’ha nel sangue. Helander inizia a giocare a calcio all’età di 5 anni nel Kvarnby IK ma, come dicono i suoi genitori, “se avesse potuto scegliere, avrebbe iniziato anche prima”.
Così si presenta per la prima volta al campetto vicino casa con il fratello maggiore: i suoi compagni di squadra sono tutti più grandi ma Filip è un talento nato e non teme confronti. “Ricordo che eravamo quasi costretti a sostituirlo per farlo riposare, ma lui continuava a correre senza fermarsi. Era una Duracell” dice Lars Olofsson, il suo primo allenatore. Forte nell’uno contro uno, nonostante la stazza e con un buon sinistro, come afferma chi lo ha visto giocare.
Fin dai primi passi nel mondo del calcio Filip dimostra di essere un tipo deciso, ma con i piedi per terra. Di lui dicono che se avesse voluto fare l’artigiano o l’avvocato ci sarebbe riuscito tranquillamente perché non perde mai di vista il proprio obiettivo. Ma il suo obiettivo è diventare calciatore e la sua è una passione fuori dal comune. Segue tutti i campionati esteri, controlla tutti i risultati e conosce calciatori che il suo allenatore ignora. Dopo alcuni anni in squadre locali, la sua caparbietà lo porta al Malmoehelander dove, dopo aver fatto quasi tutta la trafila, debutta nel 2011.
A 18 anni appena compiuti Filip, che frequenta ancora la scuola (con profitto, ci tiene a precisare la madre), stupisce tutti durante il suo match d’esordio. La stampa svedese spende parole al miele per il giovanissimo gigante alto 1,92 che non sfigura al fianco di un difensore navigato come Daniel Andersson. Lentamente, dunque, si ritaglia un posto in squadra, da sostituto prima e da titolare poi.
Un impegno costante che lo porta a debuttare con l' Under 21 nel 2012 e a diventare un elemento fondamentale nonostante l’agguerrita concorrenza. Un risultato che Helander è riuscito a raggiungere non soltanto per le sue caratteristiche tecniche, ma soprattutto grazie alle sue qualità umane, disponibilità e altruismo su tutte. Qualità che si palesano ogni volta che ce ne sia bisogno: come quando, da ragazzino, non ebbe timore ad affrontare personalmente un gruppo di coetanei norvegesi che prendevano in giro un suo compagno di squadra. Da quel momento i suoi compagni capirono che Filip era uno di cui ci si poteva fidare e gli consegnarono le chiavi della difesa. Ora la Serie A, Verona. E un futuro tutto da scrivere.
A cura di Gianmarco Maggio
FONTE: GianlucaDiMarzio.com
SERIE A
Hellas Verona, Jankovic: "Servono difensori, ci penseranno i dirigenti"
22.07.2015 12.10 di Pietro Lazzerini
L'attaccante dell'Hellas Verona Bosko Jankovic ha parlato ai microfoni de L'Arena soffermandosi anche sui temi di calciomercato: "Non sta a me dire che cosa serve alla squadra, ma certo dove siamo in meno è senza dubbio la difesa. Ci penseranno i nostri dirigenti. Quest'anno possiamo fare ancora meglio, lavoriamo per questo. Io sono rimasto, Juanito e Toni hanno rinnovato e poi è arrivato Pazzini, una grande attaccante. Dobbiamo fare bene".
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
23.07.2015
L'Hellas in «maschera» finisce ko Non basta Pazzini, vince il Trapani
Fuori Toni e Marquez, quattro giovani in partenza Mandorlini manda in campo una squadra rivoluzionata «In questo momento va così ma ho visto buone cose»
Giampaolo Pazzini realizza il rigore che porta in vantaggio il Verona con il Trapani FOTOSERVIZIO EXPRESS
Meglio ora che quando le partite varranno tre punti. Ci sta di perdere, soprattutto adesso. Il momento lo fotografa meglio di tutti a metà del secondo tempo Jacopo Sala, un urlo dopo aver sbagliato un facile controllo più che altro figlio di gambe che non rispondono come invece sarà fra un mese o anche meno. Il Trapani vince con merito, anche perché l'Hellas ha troppa gente fuori. «Va così adesso, in più venivamo da giorni di grande lavoro», le parole a fine gara di Mandorlini, conscio del fatto che l'opera è solo agli inizi. Romulo è in permesso, Souprayen ha la tendinite, Viviani è affaticato, Marquez convive con le scorie della Copa America e Moras tornerà solo domenica dopo i giorni in Grecia per la morte del fratello Dimitris. Della contesa non fa parte neanche Toni, la cui giornata prevedeva un allenamento a parte lungo i ruscelli che circondano Racines. In più non c'è Torregrossa, che ha allungato il contratto fino al 2019 e ieri pomeriggio ancora con maglietta e pantaloncini del Verona è salito sul pullman del Trapani. Mentre Zampano, Valoti e Cappelluzzo sono già sulla via di Pescara. La panchina è molto corta, sette in tutto più i due portieri Coppola e Ferrari. Restano a guardare pure Winck, Rafael e Ionita. L'Hellas è subito bello pimpante, Mandorlini manda Jankovic a sinistra per liberargli il destro e Siligardi dall'altra parte perché possa guardare più porta possibile a vantaggio del suo pregiato mancino. Tanta gente sulle tribune, il parcheggio dell'impianto di Stanghe di Racines è bello pieno già un'ora prima del calcio di inizio. Pazzini ci mette meno di tre minuti per trasformare in un fallo da rigore un cross radente di Jankovic. Il fallo è netto quanto perentoria è la battuta del Pazzo alla sinistra di Nicolas, fresco ex.
Il Trapani sta a guardare a lungo, tanto da far arrabbiare Serse Cosmi che in panchina certo non le manda a dire. Così Sodinha (16') dalla distanza fa fare un figurone a Gollini. Applausi meritati. L'Hellas sfonda quando vuole soprattutto a sinistra. Pazzini non fa solo il centravanti, quando serve ripiega volentieri. Come sull'angolo generato dalla parata di Gollini (26') sulla conclusione di Citro imbeccato da Sodinha, uno che sa come far viaggiare il pallone nonostante qualche chiletto di troppo impossibile da nascondere sotto maglietta bianca. Capita poco, fino al 32' quando il Trapani trova il pari. Cavagna lascia partire un fendente che trova prima le dita di Gollini e poi la traversa, ma sulla palla vagante è facile per Montalto scaraventare in porta l'uno a uno. Pieno di Primavera e privo di tanti titolari, Mandorlini è costretto ad alzare ancora la linea verde nel finale di tempo quando perde Hallfredsson per infortunio, dentro Checchin. Il Trapani fa girar palla, il Verona si adegua. Fine primo tempo.Il Verona riparte con gli stessi undici. Pazzini più Greco, uno dei più bravi, cercano subito il varco giusto in area. Jankovic si sbatte con la solita energia, Siligardi dosa un bel filtrante per Pazzini il cui destro però è troppo debole. Mandorlini dà mezzora a Gomez, che s'accende subito e quasi (17') manda in porta Pazzini sul millimetrico cambio di campo di Sala. Si va avanti al piccolo trotto da una parte e dall'altra, ma al 26' il Trapani trova il jolly col destro a giro di Coronado che trova l'angolo basso alla sinistra di Gollini. Succede poco o niente fino alla fine. La sconfitta suona strana, ma era solo un test d'estate.o
Alessandro De Pietro
22.07.2015
Il Trapani di Cosmi va veloce
L'Hellas perde l'amichevole
Hellas Verona 2015-2016, la formazione iniziale contro il Trapani
Il Verona è stato sconfitto 2-1 oggi pomeriggio a Racines dal Tapani, formazione di Serie B, nella quarta amichevole stagionale dell'Hellas.
In vantaggio al 3' con un rigore di Pazzini, il Verona è stato raggiunto al 32' dalla rete di Montalto dopo la traversa colpita dalla distanza da Cavagna in un primo tempo in cui Mandorlini è partito con Siligardi, Pazzini e Jankovic in attacco, Greco, Hallfredsson e Sala a centrocampo, Pisano, Bianchetti, Boni e Fares in difesa davanti a Gollini.
Nel secondo tempo (26') il gol del Trapani con un destro a giro di Coronado dal limite.
Tante assenze nel Verona, che ha dovuto rinunciare a Romulo, Souprayen, Rafael, Viviani, Toni, Moras, Marquez, Winck oltre a Torregrossa, ceduto in prestito proprio al Trapani più Zampano, Valoti e Cappelluzzo ormai del Pescara.
Usciti per problemi fisici Hallfredsson nel primo tempo e Greco nella ripresa. Ad assistere alla partita anche Maurizio Setti, presidente dell'Hellas, insieme al direttore sportivo Riccardo Bigon.
22.07.2015
Viviani strappato al Palermo «Mi piace il progetto Hellas»
L'ha preso per mano De Rossi, sua grande fonte di ispirazione. Federico Viviani è l'investimento forte del Verona, quattro milioni di euro per prenderlo dalla Roma e strapparlo al Palermo, che credeva di averlo in pugno.
«L'Hellas ha un progetto importante, è una piazza che vive d'entusiasmo. Quel che ci voleva per il mio percorso di crescita», le parole di Viviani dal ritiro di Racines, ancora fermo ai box per un affaticamento agli addominali per il sovraccarico di lavoro causato dal relativo riposo per gli impegni con l'Under 21.
Viviani è passato da Stramaccioni, che l'ha trasformato da seconda punta a mediano davanti alla difesa, fino ad Alberto De Rossi alla Primavera e Luis Enrique, allenatore campione d'Europa che lo lanciò giovanissimo nella mischia in un infuocato Roma-Juve all'Olimpico quando Viviani di anni non ne aveva ancora venti.
«Non potrò mai dimenticare quei momenti, Luis Enrique e il suo vice De La Pena mi hanno guidato in tutto e per tutto, dato fiducia estrema, telecomandato anche nei movimenti del corpo. Il resto l'ha fatto Daniele De Rossi, che una parola per me l'aveva sempre. Era giusto però staccarmi dalla Roma, camminare con le mie game. L'ho capito la prima volta quando ho lasciato Trigoria per andare al Padova. Adesso guardo la metà campo avversaria e penso che davanti avrò Toni e Pazzini, due che hanno fatto più di quattrocento gol in carriera. Di sicuro mi sentirò più leggero, anche se alla fine deciderà Mandorlini il ruolo che dovrò avere in questa squadra».
Alessandro De Pietro
22.07.2015
Abbonamento con il gol
Toni e Pazzini da record I due attaccanti hanno segnato 251 reti in Serie A la coppia giallorossa ha fatto centro ben 272 volte «I problemi veri li avranno i nostri avversari»
Luca Toni e Giampaolo Pazzini scambiano due chiacchiere durante il ritiro FOTOSERVIZIO EXPRESS
Far gol non dovrebbe essere un grosso problema. Fra le tante certezze immagazzinate già in partenza il Verona ne ha una che nessuno può intaccare. Basta dare un'occhiata ai numeri, sommare i gol di Luca Toni e quelli di Giampaolo Pazzini in A per arrivare alla conclusione, giusto per dirla alla Mandorlini, «che i problemi veri li avranno le nostre avversarie più che io pensando a come farli coesistere». Quando hai il quarto e il quinto miglior marcatore italiano ancora in attività tutti e due dalla stessa parte è più facile sentirsi al sicuro. Mica male per una società che cinque anni fa era ancora in C. Più di così era difficile andare, anche nella scelta dei bomber. Il re resta Totti, a cui sono bastati appena 29 timbri di Ljajic, aggiunti ai 243 suoi, per consegnare alla Roma il tandem più prolifico di tutti in una classifica anomala in cui, a calcolare solo i primi due «uomini gol» dell'organico attuale di tutte le venti squadre di A, il Verona sarebbe secondo, il Chievo quarto e la Juve improbabile quart'ultima solo perché Mandzukic in Italia non ci ha mai giocato così come i due del Milan Bacca e Luiz Adriano. Non sono solo cifre, sono anche il certificato del grado di conoscenza della A, dove anche ad uno come Platini è servito un iniziale periodo di ambientamento, e di un bagaglio che non tutti possono vantare, senza dimenticare un'intesa reciproca accumulata nei due anni alla Fiorentina in cui Toni e Pazzini hanno spontaneamente fra il 2005 e il 2007, al di là della mano di Prandelli, trovato il modo migliore di stare in campo assieme. Due grandi storie che il Verona ha riallacciato otto anni dopo.
DIETRO LA ROMA. Soltanto Totti, Di Natale e Gilardino hanno un bottino personale superiore a quelli di Toni e Pazzini, duetto da 252 reti fra le 151 dell'ultimo capocannoniere del campionato e le 101 del grande colpo di mercato dell'Hellas che prima di Verona, a nemmeno 31 anni, ha già visto l'Inter, il Milan, la Nazionale e tanta Champions League. Toni più Pazzini fanno anche dodici stagioni fra Serie A e Bundesliga chiuse in doppia cifra. Otto volte uno, quattro l'altro. Dietro la soglia dei cento il più vicino è proprio Pellissier, bandiera del Chievo arrivato a quota 93, seguito ad 88 da una vecchia volpe come Quagliarella, tutti e due ampiamente sopra la trentina come Toni & Pazzini, età media 34 anni, inferiore solo a quella dell'Udinese. E comunque sopra i trenta ci sono anche Pinilla e Denis all'Atalanta, gli stessi Paloschi e Pellissier, Klose e Djordjevic alla Lazio, Totti e Lajijic perché il capitano giallorosso va per i 39 più Quagliarella e Maxi Lopez. Bastano però i 42 gol di Toni con il Verona per ricordare a tutti che la carta d'identità, specie se sei un grande attaccante, rimane poco più che un dettaglio.
DUE OLTRE I CENTO. Oggi Mandorlini proverà ancora insieme Toni e il «Pazzo» nell'amichevole che si giocherà a Racines con il Trapani ma una cosa è certa: il Verona è l'unica squadra ad avere due punte da oltre cento gol in carriera in A. Quel che ci vuole anche per disordinare i pensieri di difese che fino a un anno fa sapevano bene che l'importante, se volevi sbarrare la strada all'Hellas, era neutralizzare il centravanti che nelle precedenti due stagioni ha messo in porta il 38 per cento dei gol e addirittura il 45 per cento nell'ultima. Da una dipendenza così assoluta l'Hellas dovrebbe slegarsi, perché adesso c'è un'altra punta di primissimo livello come Pazzini e perché più di così Toni non potrà dare anche se dovesse riuscire a ripetere un'altra annata da marziano. Lo stesso discorso vale per Di Natale, che con l'aggiunta di Théréau vale il terzo posto per l'Udinese con un margine notevolissimo su Paloschi più Pellissier e su Quagliarella più Maxi Lopez del Toro. Di strade verso la porta avversaria il Verona dovrebbe trovarne tante. Specie con quei due davanti.o
Alessandro De Pietro
21.07.2015
Jankovic, orgoglio senza fine «Un onore la fascia da capitano»
«Che soddisfazione. Forse ero il più vecchio in campo Sto bene, non ho problemi fisici, il gruppo è compatto Sono a disposizione di tutti, pronto a fare il terzino...»
Una bella partenza per Bosko Jankovic, uno dei più positivi dell'Hellas FOTOSERVIZIO EXPRESS
«Bosko, Bosko, Bosko...». La piccola e stracolma tribunetta dell'impianto altoatesino non ha dubbi: Jankovic, almeno nei decibel, vale quanto Luca Toni. «Sono tutti miei parenti e amici, li ho portati tutti qua per non sentirmi troppo solo». Scherza l'ex ala della Stella Rossa di Belgrado che ha salutato con il classico gesto dell'orgoglio serbo: ovvero le tre dita al cielo. «È il gesto del mio popolo - ammette l'esterno del Verona, uno dei più brillanti nelle prime uscite stagionali -. Sono contento perchè mi sento bene, non ho problemi fisici e posso forzare. Più importante della mia rete contro il Sud Tirol è stato il rendimento della squadra. Abbiamo affrontato un avversario molto più in condizione rispetto al primo, ai ragazzi della Val d'Isarco, e con tanto lavoro in più nelle gambe. Ho visto una squadra che sta giù crescendo e ringrazio Luca Toni per avermi messo in condizione di segnare. Il gol aiuta a lavorare meglio, ti fa rilassare anche psicologicamente». Jankovic, schierato nel secondo tempo a sinistra da parte di Mandorlini, è stato un punto di riferimento nel «Verona 2» che il mister ha riformulato secondo l'ormai classico 4-3-3. La squadra ha sofferto ma lui è riuscito comunque a fare un gol e sfiorarne altri.
Ad un quarto d'ora dalla fine è uscito Luca Toni e la fascia da capitano è finita proprio sul braccio di Jankovic. «L'ho portata con orgoglio - ammette -. Luca è il nostro capitano e poi ci sono altri giocatori come Juanito e Rafael che hanno fatto la storia. Forse è perchè ero il più vecchio in campo che l'hanno data a me ma è sempre una grande soddisfazione». Jankovic insieme a Pisano e Gomez è tra i gialloblù più in forma. Sono duri questi primi giorni di ritiro, ma il serbo è sempre la a tirare il gruppo. «Non lo so, però sono fortunato perchè vado in forma prima di altri. L'importante è stare bene e non infortunarsi. Non vedo l'ora di iniziare a giocare». Jankovic comunque è un personaggio che si fa sentire all'interno dello spogliatoio ed è anche uno fra quelli con maggior carattere. A volte un sguardo dice di più di mille parole. «Questo non sta a me dirlo. Dico soltanto che siamo vicini ad un compagno coraggioso come Moras, per quella tragedia che sta vivendo, però lui deve reagire subito. La vita è così va sempre affrontata di petto, bisogna andare avanti a testa alta».
Jankovic è un tipo diretto e forse anche per questo ha conquistato, al di là del campo, le simpatie di molti tifosi. Lui per il Verona è pronta anche a fare il difensore, merce rara di questi tempi. «Faccio quello che chiede il mister o quello che serve alla squadra. Adesso è rientrato Marquez e poi aspetteremo Moras, che è una colonna della squadra. Non sta a me dire che cosa serve alla squadra, ma certo dove siamo in meno è senza dubbio la difesa. Ci penseranno i nostri dirigenti. Quest'anno possiamo fare ancora meglio, lavoriamo per questo. Io sono rimasto, Juanito e Toni hanno rinnovato e poi è arrivato Pazzini, una grande attaccante. Dobbiamo fare bene». All'inizio della sua avventura al Verona Jankovic forse pensava un po' troppo alla fase offensiva, ma poi il feeling con il tecnico è cresciuto. Difficile, spesso, nel primo anno di Serie A, scalzare gente come Iturbe e Marquinho, ma lui con grande spirito di abnegazione è cresciuto risultando utilissimo nello scacchiere di Mandorlini. «Qui tutti siamo utili - sottolinea -. Se c'è da fare il terzino non ho mai avuto problemi a farlo. Purtroppo ho avuto anche un infortunio serio che mi ha condizionato». Già in allenamento Bosko Jankovic si era procurato la frattura del malleolo peronale. Era il novembre del 2014. Tutto è superato, tutto è lontano: Jankovic c'è!
Gianluca Tavellin
21.07.2015
I Giornalisti brillano a San Mauro e conquistano il Memorial Arvedi
Esulta la squadra dei Giornalisti dopo aver vinto il Memorial Arvedi
Grande festa e divertimento al Memorial Piero Arvedi organizzato dal Ristorante Bellavista a San Mauro di Saline. Il quadrangolare di calcio a cinque, giunto alla sesta edizione, ha richiamato numerosi tifosi che hanno potuto assistere ad un «tutti contro tutti» tra le squadre Staff Hellas Verona, Giornalisti FC 93, Sporting Badia e Le Magnagatte, queste due ultime formazioni femminili.Due ore di divertimento accompagnato da musica e stand gastronomici. Per la cronaca il trofeo 2015 è andato alla formazione dei Giornalisti FC 93 che in finale hanno sconfitto - dopo una lunga serie di calci di rigore - lo staff dell'Hellas con il risultato di 12 - 11, due a due al termine dei tempi regolamentari. Applausi anche per le formazioni femminili che hanno messo in campo buona tecnica e grande dinamismo. Accompagnatori di eccezione della formazione dei giornalisti i volti noti di Tele Arena Gigi Vesentini e Olindo Filippi nel ruolo di team manager e mister. «È stata una bellissima serata - ha commentato mister Filippi - dove ci siamo divertiti. Ci tenevamo a vincere la coppa per poterla dedicare al nostro amico Andrea Mantovani, che sicuramente da lassù ci avrà guardato. Andrea aveva partecipato più volte al Memorial Arvedi. Si sentiva davvero tanto la sua mancanza...». Soddisfatto dell'andamento dell'evento anche l'organizzatore Leonardo Alberti. «Anche quest'anno - ha detto- è andato tutto liscio. Le squadre sono scese in campo con il giusto spirito e, sebbene si siano date battaglia, hanno sempre dimostrato grande fair play. Lo spirito del Memorial Arvedi è proprio questo». Al termine del torneo il Ristorante Bellavista ha offerto la cena a tutti i partecipanti e ha allestito una lotteria benefica con premi griffati Hellas il cui ricavato è stato devoluto in parte alla Onlus Monteverde.
FONTE: LArena.it
Test match / Hellas Verona-Trapani 1-2
Postata il 22/07/2015 alle ore 19:20
Racines - Il Verona rallenta, ma solo nel risultato. La squadra di Andrea Mandorlini viene sconfitta per 2-1 dal Trapani allenato da Serse Cosmi. I siciliani si sono dimostrati un avversario valido e solido, che l’anno prossimo giocherà in Serie B. L’inizio è tutto per i nostri ragazzi che trovano il vantaggio al 3' con un rigore di Pazzini, messo giù dopo un bel movimento in area. La prima mezz'ora racconta di una superiorità netta dell’Hellas, poi la stanchezza affiora e il Trapani trova l’1-1. Risultato che chiude la prima frazione. Nella ripresa solita girandola di cambi ed equilibrio totale con pochi brividi fino al 27’, quando il Trapani colpisce ancora. Il momento è favorevole alla squadra di Cosmi che coglie anche una traversa, a questo punto è chiaro come il lavoro atletico molto duro svolto in mattinata e nei giorni scorsi influisca nel momento dei gialloblù. Il 2-1 è anche il risultato finale, nonostante una bella occasione per Pazzini. Aldilà del risultato però si è visto un Verona ordinato e propositivo finché supportato dalle gambe. Come ricorda sempre Mandorlini, bisogna lavorare ancora tanto, ma anche in una sconfitta non sono mancati i segnali positivi. Alla sfida ha assistito anche il Presidenti Setti assieme al direttore sportivo Bigon. Toni invece non ha preso parte alla gara perché impegnato in un lavoro differenziato concordato con lo staff tecnico. Racines però è stata ancora una volta una cornice fantastica a questa sfida, il tutto grazie ai nostri tifosi che non hanno risparmiato la voce. Supporter che sicuramente non mancheranno nemmeno nel prossimo appuntamento: Hellas Verona-Caykur Riezespor di sabato 25 luglio in programma allo stadio Quercia di Rovereto alle 20.30.
HELLAS VERONA-TRAPANI 1-2
Marcatori: 3' pt Pazzini (rig.), 32' pt Montalto, 27' st Coronado.
HELLAS VERONA: Gollini, Pisano, Jankovic (dal 31' st Laner), Hallfredsson (dal 43' pt Checchin), Pazzini, Siligardi (dal 15' st Gomez), Greco (dal 34' st Riccardi), Bianchetti, Sala, Boni, Fares (dal 24' st Zaccagni).
A disposizione: Coppola, Ferrari.
All.: Mandorlini.
TRAPANI: Nicolas (dal 15' st Fulignati), Pagliarulo, Montalto (dal 1' st Basso), Sodinha (dal 15' st Coronado), Fazio, Ciaramitaro (dal 1' st Scozzarella), Perticone, Barillà (dal 20' st Raffaello), Citro (dal 15' st Curiale), Rizzato, Cavagna (dal 1' st Nadarevic).
A disposizione: Fulignati, Pastore, Daì, Accardi, Sassano, Sparacello.
All.: Cosmi.
Arbitro: Riccardo Ros di Pordenone.
Assistenti: Tolfo di Pordenone e Bellutti di Trento.
Viviani: «Orgoglioso di essere qui»
Postata il 22/07/2015 alle ore 15:40
Racines - Le dichiarazioni del centrocampista gialloblù, Federico Viviani, rilasciate durante la conferenza stampa di presentazione.
ORGOGLIOSO DI ESSERE AL VERONA
«Il mio momento? Ho avuto un problema che mi porto dietro dall’Europeo Under 21, ho fatto pochi giorni di vacanza perché volevo essere in gruppo da subito e partire in ritiro. Finora, ho fatto solo lavoro atletico e poi mi sono fermato perché ho ancora fastidio. Sto lavorando con lo staff medico, ogni giorno va sempre meglio ma finché il dolore non scompare del tutto non ci sembra il caso di rischiare, soprattutto ad inizio stagione. Il mio arrivo al Verona? Inizio una grandissima avventura. Per me è un orgoglio che una società come il Verona spenda tanti soldi per un ragazzo che lo scorso anno ha giocato in Serie B. Sono venuto con tanta voglia di fare e di mettermi a disposizione del mister e dei compagni per cercare di portare avanti la stagione nel migliore dei modi. Un commento sulla trattativa? È stata una notte difficile. Da parte mia avevo già scelto il Verona. Sapevo che qualcuno sarebbe rimasto male. Io volevo Verona e nonostante le pressioni ho preso la mia scelta. Credevo nel Verona e nel suo progetto, visto anche il mercato che stava facendo l'Hellas. Qui mi trovo bene e punto a recuperare il prima possibile».
LE MIE CARATTERISTICHE
«Il mio modo di giocare? Stramaccioni è stato il primo a mettermi davanti alla difesa, prima facevo la seconda punta o l’esterno, ero un giocatore offensivo. Le mie caratteristiche? Quando ho l'occasione tiro. Però non disdegno nemmeno il lavoro sporco. Sono a disposizione dei compagni. Il modulo? Deciderà il mister. Però quando vedi due attaccanti che hanno segnato più di 400 gol in due sei più sereno. E’ un onore condividere il campo e lo spogliatoio con Toni e Pazzini. Il Presidente Setti dice che sono un tipo ‘cazzuto’? Se lo dice lui ne sono felice (ride, ndr). Spero di ripagare la fiducia. La mia prima impressione su Mandorlini? E’ una persona focosa che si fa prendere dal campo. Ha fatto tanto bene e sicuramente imparerò molto da lui».
22 luglio 2015 - Federico Viviani si presenta |
COI TIFOSI AMORE A PRIMA VISTA
«Il primo contatto con i tifosi? È stato bellissimo alla presentazione. Uscire in quella bolgia è stato fantastico, voglio ripagarli il prima possibile. Quando hai una curva come quella del Verona non puoi non fare qualcosa in più».
TRA PASSATO E FUTURO
«La mia esperienza alla Roma? Non ho visto Falcao e Giannini e mi dispiace. Ho avuto la fortuna di avere a che fare con Daniele De Rossi, lui è stato la mia chioccia, mi ha dato tanti consigli e mi ha aiutato tantissimo a crescere, ho esordito giocando con lui. Penso che sia un motivo d’orgoglio per un giovane come me che per la prima volta si affacciava ad un palcoscenico così importante. È stato un'esperienza unica conoscerlo, spero di seguire le sue orme. A 32 anni è ancora un grande. Conosco bene anche Leandro Greco, con lui ho passato un anno in prima squadra. È bravo sia come ragazzo che come calciatore. Siamo forti, il mister ha diverse soluzioni, penso che possiamo toglierci delle soddisfazioni. Dalla mia esperienza in giallorosso ho capito che per arrivare devi lavorare sempre tanto. A Roma tutti ti coccolano quando sei giovane. Ma quando poi vai nel calcio di grandi devi crescere in fretta. Il mio obiettivo era la Serie A, meglio con la Roma. Però devo pensare alla mia carriera e sono felice di essere a Verona. Un commento su Luis Enrique? Non ho dettagli da raccontare. Però già dai primi giorni mi ha seguito molto Della Penna. Anche il mister mi ha aiutato molto, spiegandomi i movimenti da fare con il corpo. Non posso che parlarne bene mi ha fatto esordire con la Juve da titolare a 19 anni. Io in cerca di rivincite morali? No, voglio solo migliorare. Non sarà facile perché è il primo anno in Serie A. Però so che posso aiutare la squadra. Quindi nessun rammarico, guardo solo avanti. E avanti c'è il Verona».
A Stanghe prima seduta per Marquez e Winck
Postata il 21/07/2015 alle ore 19:20
A Stanghe primo allenamento per Marquez e Winck |
Racines - Dopo la mattinata di riposo i gialloblù sono tornati in campo. Andrea Mandorlini e il suo staff hanno fatto lavorare a lungo la squadra. Riscaldamento in palestra, circuiti di forza divisi per settore, esercizi tattici e una partitella a campo ridotto ad alta intensità. Grande attenzione da parte del mister ai movimenti, con e senza palla, un vista del terzo test match contro il Trapani in programma domani, mercoledì 22 luglio, alle 17.30 sul campo di Stanghe di Racines. In campo si sono visti anche Claudio Winck, ultimo acquisto ufficializzato in mattinata, e Rafa Marquez, rientrato dopo il permesso concesso dopo gli impegni con la nazionale. Per loro qualche esercizio con la palla e tanto lavoro atletico nei boschi. Moras invece, salvo contrordini, rientrerà in Italia domenica e nel frattempo si sta allenando seguendo un programma personalizzato preparato dal preparatore atletico Andrea Bellini. Solito entusiasmo sulle tribune del centro sportivo. Circa 200 i tifosi presenti che hanno applaudito convinti l’ingresso della squadra e un paio di belle giocate. Stesso entusiasmo riversato poi all’Hellas Village per la visita di Simon Laner, padrone di casa in quanto altoatesino doc e Matteo Bianchetti.
RACINES - PROGRAMMA ALLENAMENTI*
Mercoledì 22 luglio: seduta mattino (ore 10.30) e Hellas Verona-Trapani
*L'orario delle sedute può subire variazioni all'inizio dell'allenamento in base ad esigenze di squadra, stabilite dallo staff tecnico.
Tim Cup: Bari, Foggia o Lucchese per l'Hellas
Postata il 21/07/2015 alle ore 17:40
Verona - Sono stati sorteggiati gli accoppiamenti della Tim Cup 2015/16. L'Hellas Verona FC, facendo parte delle 20 società di Serie A, entrerà in gioco al III° turno eliminatorio (data da destinarsi). Secondo il tabellone, al I° turno, in programma il 2 agosto, si affronteranno Lucchese e Foggia. La vincente sfiderà il Bari al II° turno il 9 agosto, l'Hellas Verona scenderà in campo nel III° turno e incontrerà la vincente di Bari-Foggia/Lucchese.
PRIMO TURNO (2 agosto)
Foggia-Lucchese
SECONDO TURNO (9 agosto)
Bari-Vincente I° turno
TERZO TURNO (data da destinarsi)
Hellas Verona-Vincente II° turno
Settore Giovanile - Allenatori 2015/16
Postata il 21/07/2015 alle ore 14:55
Verona - Ecco gli allenatori ufficiali del Settore Giovanile nella stagione 2015/16.
PRIMAVERA: Massimo Pavanel
UNDER 17 SERIE A E B: Andrea Vitali
UNDER 17 LEGA PRO: Davide Pellegrini
UNDER 15: Alberto Saccuman
GIOVANISSIMI REGIONALI: Leonardo Ventura
GIOVANISSIMI PROFESSIONISTI REGIONALI: Andrea Marconi
ESORDIENTI 2004: Stefano Ghirardello
ESORDIENTI 2005: Daniele Marchi
PULCINI 2006: Francesco Tramarin
PULCINI 2007: Alessandro Salvoro
FONTE: HellasVerona.it
[OFFTOPIC] + - =
VITA DA EX: Che sfortuna per TACHTSIDIS! Menisco andato in uno scontro in campo durante la preparazione, sarà operato e dovrà star fermo almeno un mese... Sasha BJELANOVIC ricorda i tempi in gialloblù 'Mandorlini un esempio: che impresa a Verona'. Presentato CACCIATORE al CHIEVO in prestito con obbligo di riscatto dalla SAMP, il terzino jolly ritrova Rolly MARAN come ai tempi del VARESE...
SERIE A
ESCLUSIVA TMW - Bjelanovic: "Mandorlini un esempio: che impresa a Verona"
21.07.2015 16.32 di Lorenzo Marucci
Sasa Bjelanovic, attaccante serbo dalla lunga carriera in Italia, ha praticamente deciso di smettere di giocare. "E' arrivato il momento - dice - inutile andare avanti se poi gli infortuni ti bloccano. Ora prenderò il patentino di allenatore. In Italia mi sono trovato bene ovunque. A Mandorlini sono particolarmente legato: difficilmente qualcuno potrà ripetere ciò che ha fatto a Verona. Ci sono molti molti meriti suoi nella crescita della squadra. Pazzini? Credo che col tempo diventerà il futuro del Verona e potrà sostituire Toni"
FONTE: TuttoMercatoWeb.com
21.07.2015
Cacciatore ritrova Maran «Impressionato dal Chievo»
Fabrizio Cacciatore con la sua nuova maglia, quella del Chievo (foto EXPRESS)
Fabrizio Cacciatore riparte da Rolando Maran. L'ultimo arrivo del Chievo è una «vecchia» conoscenza del mister, suo giocatore a Varese nella straordinaria stagione 2011-2012 in Serie B, chiusa solo nella finale-promozione persa con la Sampdoria.
«Conosco bene Maran e i suoi meccanismi di gioco. È un piacere tornare a lavorare con lui», le prime parole di Cacciatore oggi all'hotel Diana di san Zeno di Montagna a una presentazione a cui erano presenti anche il presidente Luca Campedelli ed il team manager Marco Pacione.
Cacciatore viene da una stagione di alti e bassi alla Sampdoria, dopo aver disputato le due annate precedenti nell'Hellas di Mandorlini.
«Sono rimasto impressionato dal gruppo – ha evidenziato Cacciatore – da quanto la squadra sia coesa, aspetto fondamentale per raggiungere i nostri obiettivi. Il Chievo ha grandi individualità; penso solo a Birsa che in questa prima parte di ritiro sta facendo vedere grandi cose. Importante però sarà sempre ragionare di squadra, come d'altronde il Chievo ha sempre fatto».
Alessandro De Pietro
FONTE: LArena.it